Quando Francesco è morto, la notte dell’8 marzo, non mi aveva risposto al telefono per tutto il giorno precedente, lo avrei aspettato per cena, e per dormire insieme, come ci eravamo promessi e come facevamo sempre, per tenerci compagnia la notte, soprattutto, perché la notte da soli è sempre troppo lunga. Ora le mie notti sono infinite e il giorno è buio e vuoto come la notte, la primavera che nel frattempo è arrivata ha qualcosa di osceno e insopportabile.
Il dolore cresce e cambia forma ogni giorno, ha modi sempre diversi di esprimersi e di esserci, è straziante, e allo stesso tempo indispensabile perché mi dice che Francesco è stato, è e sarà sempre con me. Il giorno della sua morte ho sentito una sensazione nuova, per me quasi sconvolgente perché fortissima e sconosciuta: è stato come se qualcuno strappasse dal mio corpo, dalla testa e dal cuore ogni emozione vissuta fino ad allora, ogni cosa bella e ogni cosa brutta, strappati via, e sono stata come abitata da una cosa nuova: forse il suo stesso dolore, il suo calore, il suo amore, la sua anima, la sua inequivocabile presenza. Non ho mai creduto in niente, ma da quel giorno so con ogni parte di me che Francesco mi abita, in un modo che ora mi appare meno sconvolgente, un modo che ora conosco e riconosco ogni giorno. A volte un brivido di freddo fortissimo e improvviso mi scuote, ogni giorno, a volte il cuore sembra saltare un battito, altre picchia nella gola, lo stomaco fa quello che vuole, come la vista che si appanna, le orecchie che vibrano, le gambe e le mani che tremano, i pensieri che non si fermano mai e notte e giorno di ogni giorno pensano a lui, a tutto quello che si è portato via, all’improvviso, senza dire niente, lui che è stata la persona con cui ho parlato meglio e più profondamente di ogni altra nella mia vita.
Non c’è più il passato, non c’è un vero presente, non c’è un futuro insieme. C’è un provare ogni giorno a sopravvivere con fatica e con sfinimento.
Mi aiuta fare cose per lui, ogni giorno cerco di inventarne una, mi aiuta studiare e leggere sul suicidio e sulla morte. Mi aiuta chiudere gli occhi, ogni tanto, e piangere in silenzio.
Mi aiuta pensarlo con lo struggimento di sempre e provare con ogni parte di me, con ogni fibra del mio essere, a tenerlo con me, in qualunque modo e in qualunque forma, ovunque sia.
d.