un nodo nero nel cuore
Taggato: suicidio compagno
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25 Giugno 2023 alle 21:03 #12161saraPartecipante
Sto facendo un master in dolore, e nemmeno mi ero iscritta a questo corso. Il 15 maggio scorso Michele, il mio compagno, si é buttato dalla finestra del soggiorno di casa nostra un po’ prima delle 4 del mattino. Io l’ho scoperto perché mi ha svegliata la polizia che ha preso a scampanellare insistentemente finché non sono andata ad aprire.
Quel giorno lí, sono morta anche io.
Ho letto le storie di vari e varie sopravvissuti/e, e anche se non é una competizione, inevitabilmente sento che la mia perdita é la maggiore di tutte. Penso che mentre con altri di tipi di legame (figlio-a, sorella, fratello, amico-a) il vincolo si basa soprattutto nel passato e un po’ nel presente, la perdita di un compagno attraversa tutta la fascia temporale possibile: il passato fatto da ricordi, il presente basato sulla quotidianitá, e i progetti e i sogni che appartengono al futuro. In questo momento sento che questa barretta é a zero, anzi, magari: se fosse a zero vorrebbe dire che non ricordo piú le nostre gite, i viaggi, le cene fuori, i brunch, le sere davanti a netflix, le domeniche in famiglia con i nostri cagnolini e il micio, le passeggiate…questo purtroppo rimane e fa un male atroce perché é stato spazzata via il nostro condividere quotidiano, il nostro particolare vocabolario, le canzoncine che inventavamo, i nomignoli, le nostre abitudini, tutto quell’universo di dettagli privati e di intimitá che configurano una coppia. Finito, basta, non c’é piú. Cosí come non ci sono piú i viaggi previsti, i trasferimenti, i sogni di comprare una casa in compagna e avere l’orto, di avere figli, di educarli in un certo modo, di arrivare vecchietti insieme -lui decrepito, io in formissima-, di vivere tranquilli, di raggiungere mete insieme. Non c’é piú un “insieme”, non c’é piú un “noi”, non siamo piú una famiglia, sono rimasta solo io.
Ho sentito opinioni dispari sul suicidio, c’é chi lo definisce un atto di coraggio, chi di codardia; non so se é una o l’altra cosa, so che é un atto di un egoismo tremendo, almeno cosí lo vivo io. Che sí, l’altra persona soffriva etc etc, ma io non sono stata interpellata, non mi é stato chiesto cosa ne pensavo, questa decisione mi é piovuta addosso e ora ne sto pagando le conseguenze da sola, invischiata nel dolore e da giorni nella rabbia nei confronti di Michele. Sono approdata alla triade: colpa-tristezza-rabbia. Io sí che avevo visto dei segnali per cui c’era qualcosa che non andava da tempo, soprattutto le ultime 48 ore sono state strane e preoccupanti; inoltre lavoro come psicologa, per cui é ancora piú lacerante fare i conti con questa situazione, con le cose che avrei potuto fare: “se l’avessi assecondato quella volta”, “se gli avessi fatto vedere quel video in cui siamo cosí felici”, “se avessi anticipato l’inizio del suo accompagnamento terapeutico”…eh sí perché Michele avrebbe dovuto iniziare quello stesso lunedí mattina un percorso alle 10.30, ma ha ben pensato di ammazzarsi prima delle 4 del mattino.
Cosí come consiglierei di non fare a qualche mio-a paziente, sto cercando in Google risposte sui disturbi mentali: identificando adesso i sintomi e il quadro clinico, mi aggrappo all’idea che poco si puó fare con una malattia mentale (senso di colpa leggermente in ribasso), ma ricordandomi che sono psicologa e non cassiera, la colpa riemerge e la sento alla gola.
Questo periodo di lutto mi sembra tutto un ossimoro in cui il pieno e il vuoto convivono dolorosamente. L’appartamento: c’eravamo trasferiti da poco, l’aveva progettato lui, si respira Michele in ogni angolo, anche se ho giá buttato via le sue cose. Difatti, nonostante questo vuoto, lui é presente: nella prima tazza che gli regalai 8 anni fa all’inizio della nostra relazione, nel divano che abbiamo scelto, nella disposizione dei mobili, nell’isola che usavamo i venerdí sera per il nostro rito dell’aperitivo dalle 18.00 alle 20.00, cascasse il mondo. Ci sono le cose, ma non c’é lui, mi manca la persona con cui continuare a trasformare le esperienze in ricordi, e questa sensazione fa davvero male. Mi fa soffrire pensare che lui non esista piú, a volte non mi sembra vero nonostante abbia visto cospargere le sue ceneri. E lo shock dei primi giorni sta lasciando spazio ad altro dolore, piú profondo, piú nero.
In questo momento é cosí forte che sto provando di tutto per poter stare meglio: emdr, fiori di bach, psicoterapia, leggo libri di persone che hanno perso il proprio compagno (e sento un’invidia tremenda per chi l’ha perso per una malattia: ma magari!! L’hai potuto salutare, dirgli tutto quello che volevi, ed é una circostanza in cui c’é zero responsabilitá personale), oggi inizieró il gruppo di sostegno, scrivo. Spero che tutto questo serva, che arrivi il giorno in cui penseró a Michele con amore e gratitudine per il pezzo di vita condiviso, ora non é cosí per niente. Ora mi manca e basta, provo solo dolore e rabbia per la sua decisione e perché, come ho detto all’inizio, anche io sono morta quel giorno. Non saró piú la persona solare di prima, questo lo so; che non significa che magari non possa in un futuro ritornare a sorridere e a stare bene, me lo auguro, ma il nodo nero nel cuore non si scioglierá mai.10 Luglio 2023 alle 11:44 #12268alessiaPartecipanteCiao Sara. E’ tanto che penso se scriverti o no.
Ieri poi ho letto questo e ho pensato al tuo post
“La felicità è una vedova. Ha vissuto, desiderato, amato, pianto, vinto, perso, rimpianto, sperato e disperato. Conosce il prezzo delle persone, la fragilità della vita, il lussuoso privilegio di saper esistere, l’ebbrezza della consapevolezza nel provare emozioni
e percepire il mondo intorno”. Tu ora forse pensi che questo dolore appannerà per sempre il tuo futuro ma io credo profondamente che le sole persone felici siano ex infelici che hanno fatto una scelta.Spero che il gruppo di sostegno possa aiutarti, che condividere possa in qualche modo alleviare il peso che ti schiaccia il cuore. Non sarai più quella di prima, mai. Sarai diversa, senza dubbio. Forse però sarai la versione migliore di te stessa. Ti farà arrabbiare leggerlo forse, pero di no, ma lo dico perché ci credo e a noi è successo e avrei voluto che qualcuno ce lo dicesse, anche solo per sperarlo possibile. Oggi magari è una possibilità che odi ma fra 6 mesi o 18 potrebbe essere una cosa a cui aspiri. E io voglio che tu l’abbia tra le altre tue consapevolezze. Vorrei che tutti quelli che passano attraverso questo l’avessero.
Ti auguro abbracci, sostegno e il futuro luminoso in cui forse ora non credi, perchè nelle tue parole, tra le righe già s’intravede la tua forza, la consapevolezza e il desiderio di felicità. E il desiderio è un propulsore fortissimo.
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