Il lutto
Lutto nei bambini e negli adolescenti: possibili reazioni
Il lutto nei bambini e negli adolescenti avviene spesso a causa di morti traumatiche, legate a episodi violenti e improvvisi.
E’ di cruciale importanza considerare che il lutto in età evolutiva è simile a quello degli adulti, ma che può differire relativamente alle possibili risposte, all’ intensità, alla durata e soprattutto al momento in cui si possono manifestare i problemi (Fava Vizziello e Feltrin, 2010) e che queste manifestazioni sono in rapporto alle capacità cognitive ed affettive del bambino.
I fattori che influenzano il processo di elaborazione del lutto nei bambini e ragazzi in età evolutiva sono: l’età e la struttura psichica del bambino, la maturità del suo mondo emotivo, la tipologia di morte, il legame che il bambino aveva con il defunto, il funzionamento familiare, il sostegno del contesto (Oltjenbruns, 2001).
Il lutto nell’ infanzia
Il bambino prima dei cinque/sei anni difficilmente riesce a concepire la morte come un evento senza ritorno, essa viene vista come uno stato reversibile. Per un bambino piccolo infatti la morte è un concetto completamente nuovo e quando si trova a vivere la perdita di qualcuno a lui caro (come un genitore o un fratello ad esempio) ha bisogno di essere guidato in questa esperienza. Non comprende cosa sia la morte, ma percepisce intensamente le emozioni dolorose che in quel momento lo circondano (Ronchetti, 2012).
Inevitabilmente gli equilibri familiari vengono sconvolti e il bambino vive l’atmosfera emotiva e le reazioni delle persone per lui significative, senza comprendere completamente ciò che sta accadendo. In infanzia, infatti, le reazioni al lutto tendono a manifestarsi maggiormente sul piano fisico, somatico e comportamentale (Oltjenbrunts, 2001): possono comparire nuove paure, possono aumentare le normali ansie tipiche dell’età, può esserci una regressione in alcuni comportamenti a fasi di sviluppo precedenti, il bambino può diventare aggressivo, oppositivo o isolarsi, avere difficoltà a scuola, con i compagni e nelle relazioni in generale.
In una situazione così difficile da affrontare il bambino potrebbe sentirsi confuso e disorientato, pertanto avrà bisogno di essere rassicurato e coccolato; avrà bisogno di comprendere attraverso parole e gesti semplici e sinceri che cosa sia successo e potrà così vivere anch’egli il proprio dolore e la propria sofferenza.
Intorno ai 6 anni il bambino inizia a comprendere l’irreversibilità della morte e la sua universalità, vive intensamente la perdita e il dolore perché è già in grado di capire cosa sia la sofferenza. Diventa quindi importante aiutarlo a dar voce alle proprie emozioni, a ciò che prova, colmare i suoi dubbi, rispondendo alle curiosità sulla morte, rassicurandolo, non lasciandolo solo nelle inquietudini e nelle domande, anche in assenza di risposte certe (Ronchetti, 2012); tutto ciò può avvenire stando insieme al bambino, essendo presenti vicino a lui.
Il lutto in adolescenza
L’evento tragico della morte di una persona cara in adolescenza risulta un’esperienza difficile che accade in un periodo della vita già di per sé caotico e di faticosa gestione. Il ragazzo comprende come un adulto il significato della morte, ma non ha ancora in sé la maturità psicologica e affettiva per esprimere le emozioni legate a un dolore così grande, soprattutto se crede che gli sia richiesto di essere forte e di essere di supporto agli altri familiari (ad esempio genitore superstite o fratelli minori).
Anche con l’adolescente è importante aprire una comunicazione autentica e sincera, aiutarlo ad aprirsi e a parlare di ciò che sta vivendo, senza forzarlo ma essendo disponibili nei suoi confronti.
E’ altrettanto importante cercare di dire la verità al ragazzo su quanto sta accadendo, anche nel caso in cui si mostri arrabbiato o indispettito nel sentire cose che lo fanno soffrire. L’adolescente si mostrerà spesso più arrabbiato che triste, perché la rabbia è un sentimento con il quale ha maggiore familiarità. Ha bisogno di essere rassicurato sul fatto che le emozioni che prova (pianto, rabbia, senso di colpa, tristezza, apatia, senso di inutilità, nostalgia, paura, disperazione) sono normali, affinché egli non abbia paura di manifestare le proprie emozioni e possa esprimere il suo dolore.
Le reazioni più comuni in seguito a un lutto nei ragazzi sono, a livello individuale, mancanza di energia, disturbi del sonno, disturbi dell’appetito, irrequietezza e irritabilità, senso di colpa, ritiro sociale, problemi di concentrazione e difficoltà scolastiche. Alcuni possono apparire arrabbiati, frustrati, avere pensieri suicidari, essere depressi o ansiosi; altri possono presentare un’alterata immagine di sé o una crisi di identità, in particolare nel caso di una morte per suicidio (De Leo, 2011).
Importante considerare che il modo in cui i ragazzi elaborano e superano il dolore dipende molto da come amici e familiari stanno loro vicini. Condividere la sofferenza infatti li può aiutare ad affrontare la perdita.
La maggior differenza tra le reazioni al lutto nei bambini e ragazzi rispetto agli adulti è che i primi generalmente si affliggono per tempi e periodi più brevi e quindi possono manifestare una più facile e veloce alternanza tra lutto e attività quotidiane. Anche il linguaggio in cui essi esprimono il dolore è diverso da quello degli adulti e di fatto alcune reazioni al lutto possono emergere solo dopo alcuni anni. Per questo motivo il sostegno a bambini e ragazzi dovrebbe essere disponibile a lungo termine (Oltjenbruns, 2001), proprio per non farli diventare dei “sopravvissuti dimenticati” (De Leo, 2011).
Domande frequenti
È mia la colpa? Potrei aver fatto qualcosa per impedire che la tragedia avvenisse?
No, non è tua la colpa. Dopo un lutto per suicidio, i familiari e gli amici spesso ripercorrono le circostanze e gli eventi accaduti prima del suicidio e incolpano se stessi per le cose che pensano avrebbero dovuto (o non dovuto) fare e dire. I cambiamenti nei comportamenti e nell’umore che portano a pensare di togliersi la vita possono essere molto graduali, ed è molto complesso individuare quando una persona arriva a decidere di agire il pensiero suicidario. Si pensa che lo può pensare, lo può immaginare ma non che arriverebbe a compierlo definitivamente. I gruppi di supporto e di auto-mutuo-aiuto potrebbero rappresentare un aiuto importante nel contribuire ad alleviare il senso di colpa e di responsabilità della perdita gruppi ama di supporto
Rabbia e Sollievo sono reazioni normali?
Tutti i tipi di perdita sono dolorosi; tuttavia, quando si vive un lutto per suicidio, le reazioni possono essere più forti e con conseguenze a lungo termine. Sentimenti di rabbia, sollievo, confusione sono normali e trovano sempre un senso nella storia di una persona. Ad esempio, in una storia in cui il defunto ha vissuto per molti anni una malattia, un disturbo mentale, ha agito precedenti tentativi di suicidio, è legittimo e possibile percepire una sensazione di sollievo dopo la perdita o la sensazione di aver in qualche istante immaginato o pensato che sarebbe stato possibile che accadesse prima o poi. Pensare questo non mette in discussione il legame e il rapporto con il proprio caro.Tutte le emozioni sono importanti e da ascoltare, anche quelle che sembrano più indicibili.
Il suicidio di una persona cara va comunicato ai bambini?
Può diventare molto complesso parlare della morte con i bambini e adolescenti (link articolo lutto nell’infanzia e in adolescenza), ancora di più se si tratta del suicidio di un genitore o un altro parente. La condivisione della perdita diventa però necessaria per rendere il bambino consapevole e a conoscenza di una parte della sua storia di vita a cui apparterrà per sempre. Diventa essenziale che la verità provenga da una persona vicina e familiare e in un contesto protetto, in modo che il bambino non venga a conoscenza indirettamente dell’evento. Approfondimento: “Come comunicare a un bambino e adolescente?” (link approfondimento comunicazione di morte ai bambini)
In che modo gli altri, gli amici, i colleghi reagiranno?
In genere gli amici hanno una grande importanza. Vogliono dare sostegno e aiuto, ma spesso non sanno come. Guidateli. Dire ai vostri amici che avete bisogno di parlare della vostra perdita. Aprendovi, aiutate voi stessi ed aiuterete i vostri amici ad esservi di aiuto.
Come amico, cosa devo fare?
Cerca di capire e di essere paziente. La cosa migliore che puoi fare come amico è ascoltare senza giudizi, critiche o pregiudizi. Dovrete essere pazienti se emergeranno parole e frasi simili nel corso del tempo, le persone che subiscono questa perdita hanno bisogno di raccontare la propria storia o propri vissuti più e più volte. Sappiate che il vostro amico potrà vivere emozioni diverse come piangere, urlare, arrabbiarsi, essere ansioso e irritabile o alternativamente può rimanere silenzioso e in disparte. Permettetegli di esprimere il proprio dolore alla sua maniera. Non dite cosa dovrebbe fare o come si dovrebbe sentire. Non ignorate il suo dolore come non travolgetelo di attenzioni. Non incolpate nessuno. Il suicidio è una decisione presa da una sola persona, e i giudizi non devono essere dati alla famiglia. Non cercate di accelerare il processo di lutto. Una persona potrebbe avere bisogno di molto tempo per poter passare attraverso il dolore, far fronte alla confusione e al venire a patti con i propri sentimenti. Siate disponibili a dare una mano con le faccende di tutti i giorni. Ricordate che la vergogna e l’imbarazzo possono impedire ai sopravvissuti di chiedere aiuto, e che lo stigma, che spesso circonda chi vive un lutto per suicidio, può far si che le persone non siano in grado di dare il supporto o la comprensione necessari. Se pensate che sia il caso, incoraggiate il vostro amico a prendere in considerazione un aiuto esterno (anche un professionista) o un gruppo di sostegno nella comunità. In un gruppo di mutuo aiuto per i sopravvissuti a suicidio, il tuo amico sarà in grado di condividere i suoi sentimenti con altre persone che hanno subito lo stesso tipo di perdita.
HAI BISOGNO DI RICEVERE UN AIUTO DA UN PROFESSIONISTA?
*Sopravvissuto – la persona che è “rimasta al mondo” dopo aver perso un proprio caro a causa di una morte traumatica (es. suicidio).